Cinema

"Confidenza" di Daniele Luchetti, la recensione di Luca Giannelli

La recensione di Luca Giannelli del film di Daniele Luchetti

Voto: 5,5

Quanti film avremo visto costruiti su un segreto, uno di quei segreti che si sa che c’è, che cova sotto la trama e che magari -il più delle volte, per la verità- viene fuori solo alla fine? Un’infinità, naturalmente. Il cinema, la narrazione cinematografica si può dire quasi sia costruita sul segreto, sulla traccia di quel “le cose non sono come sembrano” che lo scrittore americano Jim Thompson considerava l’unica possibile.

Anche nel nuovo film di Daniele Luchetti c’è un segreto, ma è un segreto tutto particolare. Si chiama “confidenza” e la sua centralità è chiara fin dal titolo. Solo che come segreto, è un segreto a modo suo, appunto, visto che i due innamorati diventati conviventi -il professore di liceo Pietro Vella (Elio Germano) e la sua ex migliore studentessa Teresa (Federica Rosellini)- se lo dicono all’orecchio in barba allo spettatore. Lei sussurra, lui commenta “una cosa brutta”, poi è la volta di lui, e lei non commenta nemmeno, piglia, si alza e va via. Proprio via, eh, nel senso che fa armi e bagagli e se ne va di casa.

Un segreto tanto orribile quanto misterioso, che non impedisce però a lei (sic!) di andarlo a ricercare alla vigilia della sua partenza per Boston; già perché lei prima di rimettersi a studiare aveva perso un anno a far la cameriera. Che lei non abbia tutte le rotelle al posto giusto lo si era capito francamente dal primo sguardo, ma il maestro non si era evidentemente accorto di nulla. A questo punto Teresa esce di scena, lui si sposa in due balletti con una collega (Vittoria Puccini) ma vive nella paura che lei racconti tutto. Inspiegabilmente, lui che avrebbe tutto l’interesse a dimenticare e a non stuzzicarla (oltre alla possibilità di negare) le scrive, e lei gli risponde “paura, eh?”. Ancora più inspiegabilmente, passati almeno, quanti? venti, trent’anni? e diventato lui nel frattempo una specie di autorità sul tema “pedagogia degli affetti” (sic!) se la ritrova lì, seduta in platea a una specie di conferenza fuori Roma. Fosse per Pietro non la saluterebbe nemmeno, ma lei lo blocca in un secondo confronto che lo lascia ancora più stordito, mentre alla moglie basta una cena in terrazza e un bicchiere di vino in più per perdere i freni con l’uomo del ministero che tanto aveva fatto per far diventare il maestro di periferia un’autorità in materia.

Tutto finirebbe (forse) lì, se non ci si fosse messa la figlia di Pietro, interpretata da una Pilar Fogliati che come attrice continua a dar l’impressione di mettere se stessa davanti al personaggio che interpreta. E’ una giornalista fin troppo esuberante, ha familiarità con lo staff del Quirinale e non solo si è già mossa con chi di dovere per far avere un premio al padre, ma ha anche scritto (senza dir nulla al genitore) all’ex allieva prestigiosa Teresa chiedendole la possibilità di venire a Roma in veste di autorevole garante della qualità didattica del premiando, una specie di garanzia necessaria a quanto si capisce per ottenere l’ambito premio. Lei accetta, e si può intuire con quanta poca gioia Pietro accolga la notizia quando la figlia gliela dà. Soffre, si tormenta, ha tentazioni suicide, ma mica dice di no. Fino al delirio finale, vissuto tra realtà e immaginazione, con tanti saluti a quella “pedagogia degli affetti” che gli aveva regalato una certa notorietà nel mondo della scuola.

C’è, o almeno ci dovrebbe essere, un patto tacito tra regista e spettatore, un patto di fiducia, o quantomeno di rispetto.  Luchetti e Francesco Piccolo (autore insieme al regista di una sceneggiatura alla quale Starnone, lo scrittore dal cui romanzo il film è tratto, non ha partecipato) disseminano invece, a costo di evidenti forzature e grazie anche alla bravura di Elio Germano, false piste, tenendo tutto in sospeso fino alla fine. Il risultato è un film che è certamente il più “grave” tra quelli realizzati dal regista che in ben altro modo raccontò (da un altro romanzo di Starnone, guarda caso) di professori e alunni ne “La scuola” e che alla fine suona come sproporzionato rispetto a una “confidenza” silenziosa che nella migliore delle ipotesi può essere solo intuita ma che a quanto pare i decenni trascorsi non sono riusciti a scolorire…

Per restare aggiornato sulle ultime notizie segui gratis il canale whatsapp del Tgla7 
Puoi anche iscriverti al canale whatsapp della rete la7 

Notizie correlate

Ultime notizie da Istituto Luca

I più visti

condividi