Turchia

Turchia, 1 maggio con tensione a Istanbul: Erdogan vieta le manifestazioni

La polizia turca è intervenuta per bloccare un corteo che avanzava vero la “zona rossa”, area che racchiude la centralissima e simbolica piazza Taksim di Istanbul, che il governo turco ha deciso di chiudere anche quest'anno a marce e manifestazioni in occasione della Festa dei Lavoratori. Gli agenti in tenuta antisommossa hanno lanciato lacrimogeni ed effettuato alcuni fermi tra le associazioni di lavoratori, sindacati indipendenti e partiti di estrema sinistra avvicinatisi al blocco di poliziotti e transenne che blinda uno degli accessi alla piazza.

Il divieto

Un divieto che, nonostante il parere contrario della Corte Costituzionale, continua a essere applicato dal governo turco, che ha solo permesso a rappresentanti di sindacati di depositare corone di fiori che, quest'anno, erano composti in modo da formare una bandiera della Palestina. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha definito la centralissima e simbolica piazza Taksim, designata come zona rossa, “non adatta a manifestazioni”.

42 mila poliziotti

Il ministro dell'Interno turco, Ali Yerlikaya, ha schierato 42 mila poliziotti, la maggior parte dei quali in assetto antisommossa, a presidio di transenne dove non mancano idranti e migliaia di transenne a sigillare qualsiasi via di accesso.

1° maggio 1977

Nonostante l'imponente apparato di sicurezza, il 1° maggio turco è stato sempre caratterizzato da scontri. Le forze dell'ordine negli ultimi anni sono ripetutamente venute a contatto con cortei di sindacati, lavoratori e studenti che, partendo da quartieri non lontani dalla piazza, hanno tentato di forzare il blocco predisposto dagli agenti in assetto antisommossa. Piazza Taksim ha assunto un significato simbolico nel 1977, quando 34 manifestanti caddero sotto i colpi di armi da fuoco sparati da cecchini appostati sul terrazzo dell'Hotel Marmara, che ancora oggi sovrasta la piazza. Più di 130 furono i feriti. Una tragedia su cui ancora aleggia un velo di mistero e per cui ancora viene chiesta giustizia

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