Usa

Proteste pro-Palestina e proteste contro la guerra in Vietnam del '68, ecco cosa hanno in comune

Oggi come allora tutto partì dalla Columbia University

Cinquantasei anni e l'impressione che il tempo non sia mai trascorso. Centinaia di studenti protestano alla Columbia University, occupano diverse strutture, vengono raggiunti e cacciati dalla polizia. È il 1968, si manifesta contro la guerra in Vietnam. La scoperta dei legami tra le università americane e l'apparato istituzionale che sosteneva il coinvolgimento e la partecipazione degli Stati Uniti nel conflitto indigna gli atenei americani. A partire dalla Columbia University, dove sono cominciate anche le proteste degli studenti propalestinesi. Un'ondata innarestabile, le università coinvolte sono sempre di più e in oltre diegi giorni sono già 700 le persone fermate. Un solo obiettivo, stessa richiesta: recidere ogni collaborazione accademica con le università israeliane e, soprattutto, ritirare gli accordi con aziende che forniscono armi a Israele

L'assalto all'Hamilton Hall

Simbolo della Columbia University, gli studenti hanno assalito e occupato l'Hamilton Hall, dove si trova l'ufficio del preside. Non solo, l'hanno anche ribattezzato “Hind’s Hall”, l’aula di Hind, un omaggio a Hind Rajab, la bambina di sei anni uccisa nella Striscia di Gaza e diventata un'icona delle giovani vittime palestinesi nel conflitto in Medioriente. E proprio l'Hamilton Hall è l'anello di congiunzione con le proteste del 1968, perché fu occupato durante le manifestazioni contro la guerra in Vietnam.

Cos’hanno in comune i due movimenti di protesta...

In entrambi i casi, gli studenti chiedono di cancellare gli investimenti per la ricerca militare e, sempre in entrambi i casi, le proteste sono state duramente represse. E poi, il contesto politico, acceso e caotico sicuramente, oltre alle elezioni presidenziali ormai alle porte. In quell'anno, a vincere fu Richard Nixon.
Allora gli studenti manifestarono la loro indignazione alla convention estiva di Chicago, e anche in questo 2024 all’orizzonte si profila la Convention di Chicago come occasione di fare sentire la propria voce.

...e in cosa differiscono

Ma ci sono anche le differenze. Innanzitutto, il livello di coinvolgimento. In quel caso, gli Stati Uniti partecipavano direttamente nella guerra, con milioni di giovani americani chiamati a combattere. Diverso è anche il tipo di dibattito nelle università, oggi più ideoligizzato, e l'orientamento dell'opinione pubblica. Se è vero che gli americani sono in generale favorevoli a un cessate il fuoco a Gaza, non mettono in discussione il rapporto con Israele e, quindi, fanno fatica a solidarizzare con gli studenti.

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